Dovevamo andare a Vienna e ci siamo ritrovati a Porto. Inizia così la nostra avventura in una delle città più famose del Portogallo: Porto. Il viaggio per Vienna è il regalo di compleanno per Federica, in poco meno di un mese il Covid-19 con la sua variante Delta dilaga e, la capitale austriaca, chiude le porte ai viaggiatori. Ci ritroviamo letteralmente spiazzati, in poco meno di due settimane, scegliamo Porto come destinazione e prenotiamo in un Airbnb unico nel centro città e in linea con il nostro gusto architettonico.

Porto è una città che ci ha affascinati molto, che ci ha sorpresi e crediamo che nulla avvenga mai per caso: dovevamo essere qui. Arriviamo nel pomeriggio, il tempo di sistemarci nell’alloggio dagli interni minimal (la cucina, di cui Graziano se ne è follemente innamorato, era disposta su un’isola centrale) ci catapultiamo in strada, impazienti di iniziare il nostro viaggio nella città.

L’appartamento è in Rua de Cedofeita a pochi passi dal Igreia do Carmo. La chiesa conserva un gigantesco maiolicato dalle tinte blu e bianche, che ha subito colpito l’occhio di Federica. Porto è una città colorata dalle migliaia di texture maiolicate ed i suoi vicoli sono una cascata di colori che arrivano fino al fiume Douro, sfociando in un oceano di emozioni. Ve ne parleremo durante l’articolo…

Visitiamo la Igreia do Carmo, una delle chiese più importanti e significative di Porto, non solo per il suo valore storico ma perché è costruita accanto ad un’altra: la Igreja Dos Carmelitas. La loro particolarità è proprio questa: essere vicine ma separate dalla casa più stretta al mondo, soprannominata la Casa Escondida. Larga poco più di un metro, fungeva da residenza per i cappellani e ospitava anche gli artigiani che lavoravano alle decorazioni delle chiese.

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Conclusa la nostra visita, ci incamminiamo verso Rua Dos Clerigos e, davanti la maestosa Igreja Dos Clérigos, il nostro stomaco inizia a brontolare. Avvistiamo una rosticceria ed è obbligatorio fare un pit-stop con una squisita pastéis de bacalhau. Scendendo lungo la strada arriviamo alla Avenida dos Aliados dove, nella Praça do Municipio, hanno allestito per le festività natalizie un maestoso albero e luci in tutta la via principale. Il clima è mite e non ci ricorda in nessun modo il Natale, sembra più una primavera in anticipo. 

La nostra insaziabile voglia di scoprire e di catturare con gli occhi il più possibile di Porto, ci fa continuare la passeggiata. Capiamo subito che dopo una discesa c’è sempre una salita, non solo nella vita ma soprattutto a Porto – e in generale in Portogallo! – . Su Rua de 31 de Janeiro siamo attratti da un elemento atipico: una cabina telefonica stile inglese. Click! Foto fatta!

Al culmine della salita si arriva ad un’altra maestosa chiesa, anch’essa simbolo della città: Igreia de Santo Ildefonso. Lo scenario è alquanto surreale, in giro ci sono pochissime persone, la pandemia dilaga in tutto il mondo e l’Europa cerca di risollevarsi con delle timide aperture, la normalità è ancora lontana.

Da lì arriviamo per via Bathla alla Muralha Fernandina, davanti a noi si apre una vista mozzafiato sul Ponte Luis I. Scegliamo di non prendere la funicolare per scendere verso il quartiere Ribeira, ma ci incamminiamo nei vicoli che scendono a piombo sul fiume. La vista è unica, sembra di essere tornati indietro a qualche secolo fa, quando i lupi di mare approdavano nel porticciolo tra barili e balere.

Il Ponte Luis I è un’opera ingegneristica di grandiosa importanza, progettato da Théophile Seyring, allievo di Gustave Eiffel, che pochi anni prima aveva costruito a poca distanza il Ponte Maria Pia, oggi inutilizzato.

È sera ormai, lo stomaco brontola di nuovo e continua ad assalirci la curiosità di assaporare i vini portoghesi noti in tutto il mondo. Quale miglior posto della Ribeira per accomodarsi in uno dei suoi tanti bistrò e sorseggiare un calice?

Concludiamo così la nostra prima giornata: noi e un calice di Porto.

Il giorno seguente iniziamo con una gustosa colazione a base di pasteis de nata – si, è stata la nostra ossessione per tutta la permanenza a Porto- un dolce tipico portoghese di cui ne siamo profondamente innamorati. Lo assaggiammo qualche anno prima a Lisbona e da li è stato amore a prima vista, o primo morso.

In mattinata ci dirigiamo verso Miraduro da Vittoria, un punto panoramico che affaccia sul Douro, il fiume che attraversa la città e che sfocia nell’Oceano. Da qui la vista su una parte della città è davvero unica, con quella leggera foschia della mattina, i ponti e l’oceano.

Porto si sveglia così da centinaia di anni.

Iniziamo la visita per la città partendo da un negozio molto particolare: Fernandes, Mattos & Ca. Lda. , pieno di oggetti di design, vestiti eco e gadget illustrati da designer portoghesi. L’ambiente è interamente in legno e disposto su due piani, il parquet scricchiola ad ogni passo e gli interni ricordano quelli della vicina Livreria Do Lello, dove andremo nel pomeriggio.

Saliamo su uno dei tanti tram iconici del Portogallo lasciando Praça de Lisboa ed il centro arroccato della città per dirigerci verso l’oceano, alla foce del Douro.

Il molo che porta alla foce si presenta come un viale disegnato sull’acqua dell’oceano, dove si infrangono le onde dell’Atlantico c’è il Faro de Felgueiras, così piccolo rispetto alla grandezza dell’oceano increspato che fa da sfondo. Eccolo: protagonista di mille storie, il Portogallo è la terra dalla quale partirono i primi navigatori per scoprire il nuovo mondo e l’Oceano è teatro di mille leggende. Solo quando vedi le sue onde capisci quanto fossero spaventati i romani a pensare che lì, alle Colonne d’Ercole, finiva il mondo conosciuto. Graziano non si è lasciato spaventare né dai mostri delle leggende antiche, né dal freddo di dicembre, il tempo di togliersi scarpe e calzini ed era già tutto fradicio dai polpacci alle punte dei piedi.

Con i capelli scompigliati dal vento e mille gocce di mare sul viso, ci fermiamo per pranzo li vicino, rigorosamente all’esterno, dove Graziano ha modo perlomeno di asciugarsi un po i vestiti al timido sole invernale di Porto. Apriamo il menù e selezioniamo – ovviamente – piatti tipici del posto: carciofi molto simili a quelli della tradizione romanesca, pesce favolosamente buono, tortilla unico amore di Federica e, per concludere, un dolce natalizio tipico portoghese a base di cannella.

Quel pranzo è rigenerante, incredibile come non faccia neanche un po’ di freddo al sole. Continuiamo la nostra passeggiata sulla riva del fiume, tra il suono delle onde ed i versi dei gabbiani, riprendiamo ad esplorare la città. Abbiamo un biglietto prenotato per la libreria più famosa della città! Torniamo nel tardo pomeriggio alla Livreria Lello, uno dei posti più visitati di Porto. Qui si narra che J.K. Rowling trasse ispirazione per scrivere la saga di Harry Potter, che sia una leggenda o la verità la libreria è piena in ogni angolo dei volumi della saga. L’architettura è un intreccio di stili tra il liberty e il gotico, costruita interamente in legno e disposta su due piani, con una scala centrale dove si snoda tutto il complesso delle scaffalature. Qui le persone si accomodano per scattare qualche foto e il passaggio è a dir poco difficile!

Tappa in appartamento per una doccia rigenerante, ci togliamo la salsedine dell’Oceano di dosso e siamo di nuovo in strada. Scendiamo a Rua das Flores, una stradina piena di negozi che parte dalla stazione São Bento, la stazione centrale di Porto, dove all’interno è possibile vedere un maestoso maiolicato che narra alcuni avvenimenti storici della città.

A Rua das Flores troviamo un locale dove ceniamo e continuiamo la nostra degustazione di vini portoghesi, questa volta accompagnati da una fonduta di formaggio ed il chouriço, una varietà di insaccato portoghese famosissimo anche in Spagna.

Dobbiamo ammettere che, quella sera, la risalita delle stradine e dei vicoli per ritornare a casa è stata più difficile di quanto ci aspettassimo. Con la pancia piena di vino e cibo, le salite portoghesi sono una bella sfida per chiunque. Entrare in casa è stato un miraggio e ci rendiamo conto di quanto quell’appartamento non fosse casa nostra ma che, come in ogni viaggio, diventasse sempre casa per pochi giorni.

Forse perchè in ogni parte del mondo ci sentiamo come se fossimo a casa.

Giorno tre, sveglia presto perché Graziano ha fame e siamo di nuovo nel bar a pochi passi dall’appartamento. Ovviamente davanti a noi c’è un discutibile caffè e una deliziosa pasteis de nata. A mente fredda credo che Graziano abbia preso tre chili in quei giorni solo a causa loro.

Prima tappa della giornata è Jardin do Palacio de Cristal, una piacevole area verde che ospita il Pavilhão Rosa Mota, una struttura a forma di cupola semisferica pensata per eventi culturali, sportivi e di intrattenimento. Questo parco è caratteristico perché fornisce due viste: una sulla città e un’altra sull’oceano e gli alti ponti che sovrastano il fiume. È una bellissima giornata di sole e siamo letteralmente rimasti con i pullover e gli occhiali da sole indosso. Amiamo il sole durante i nostri viaggi!

Il pranzo lo dedichiamo a sua maestà la Francesinha. Un caro amico di Graziano gli ha consigliato di assaggiare assolutamente questo piatto tipico e noi accettiamo la sfida. Il piatto riserva una storia molto particolare: intorno agli anni 50’ durante la dittatura portoghese milioni di portoghesi emigrarono in Francia, questi molti anni dopo rientrarono a Porto e influenzati dalla cultura francese, portarono nel cuore il croque monsieur. Il signor Daniel David da Silva, che aveva lavorato per diversi anni in Belgio e in Francia, inventò la Francesinha come alternativa al croque-monsieur. Si dice che lo chiamò così, a causa della sua enorme ammirazione per le donne liberali francesi, le più “piccanti” del suo tempo.

Ad ogni modo, noi ve la consigliamo, ma soprattutto vi consigliamo anche di restare a stomaco vuoto sia la mattina che la sera perché lei, la Francesinha, è davvero una bomba!

Dopo pranzo, atterrati dalle migliaia di calorie ci rechiamo verso lo Estàdio do Dragão che ospita le partite del F.C. Porto, una struttura moderna progettata dall’architetto Manuel Salgado. Dovete sapere che Graziano ha la fissa degli stadi, in ogni città che visitiamo deve arrivare davanti lo stadio, scattare la foto e tornarsene a casa. Una specie di cartolina che, ancora oggi, stento a capire.

Prendiamo la metro e ritorniamo in centro città, ma questa volta dal lato opposto percorrendo il Ponte Louis I. Arriviamo giusto in tempo per ammirare il tramonto, da Serra do Pilar, un’emozione indescrivibile, restiamo in silenzio ad ammirare Porto, tra mare e cielo. E nel cielo le scie degli aerei tracciano delle linee che incontrano i nostri pensieri e si lasciano trasportare lontano. Si, dovevamo essere qui, dovevamo venire a Porto, ci diciamo nel silenzio dei nostri occhi, semplicemente per guardarci, per sorriderci e unirci sempre di più in un tramonto sull’oceano.

Il giorno seguente lo trascorriamo in giro per la città, osservandola, vivendola. Questo lo facciamo in ogni posto che visitiamo, ci ritagliamo qualche giorno in più per vivere da cittadini, per ascoltare la chiacchiera nel bar o vedere angoli nascosti fuori dagli itinerari turistici. Porto è una piccola città che si affaccia sull’Atlantico, fatta di salite e discese, maioliche, suoni, odori e sapori, dove il fiume dà il nome al vino Douro e viceversa. Di Porto ci portiamo tanto, e non vediamo l’ora di ritornarci.

Graziano e Federica

Hola siamo Graziano e Federica, due viaggiatori che hanno unito la propria vita nelle passioni e nel lavoro facendone un viaggio unico. Ci siamo conosciuti ad un colloquio di lavoro, che avremmo lasciato entrambi da li a breve, e dopo quindici giorni abbiamo prenotato il nostro primo viaggio insieme. Amiamo le cose colorate, i profumi del buon cibo e scoprire ogni giorno posti nuovi. La nostra casa è l’unione tra il design lineare scandinavo e lo spirito bohéme parigino.

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