Quando si pensa al Portogallo di solito si pensa a due cose: le grandi città di Porto e Lisbona con i loro azulejos e i loro affacci sull’oceano, o le eleganti spiagge da surf nel profondo sud dell’Algarve o nei dintorni di Nazarene.
Coimbra ha una delle università più antiche al mondo
Localizzata nel centro del Portogallo, la città di Coimbra – già capitale fino al 1255 del neonato regno del Portogallo stesso, patria di Alfonso Primo e di una delle più antiche università del mondo, l’Universidade de Coimbra – appare ai visitatori che arrivano via treno o bus come una cittadina non così grande, un villaggio troppo cresciuto che si propone ai visitatori con la vista del fiume Mondego, che separa da un lato l’area di Santa Clara e il suo monastero, e dall’altro la Baixa e la città vecchia.
Non parleremo di Coimbra nei termini di chi la visita per pochi istanti, ma in quelli intermedi di un visitatore che non ne è abitante, ma prolungato ospite.
La prima cosa rilevante da dire è che Coimbra è una città che vive e respira la sua università, fulcro centrale delle sue attività. I giovani sono migliaia, e affollano le case, le Republicas e i vicoli storici della città, al riparo nei numerosi locali – taverne, tascas e similia che riempiono non solo il centro storico. Gli studenti del progetto Erasmus+, in un ambiente simile, sono a dir poco felici.
Cosa fare a Coimbra
Cosa si fa quindi a Coimbra, una domenica in cui ci sente particolarmente turistici? Ci si imbarca tranquillamente attraverso una Rua do Brasil deserta, calma e immobile nelle domeniche di città, scendendo con vista Mondego verso il centro storico, tra i palazzi decadenti coperti di azulejos non ancora riparate, azzurre e blu. Quando si arriva al centro, si ha una scelta: ci si immerge a Portagem, entrando verso Praça do Commercio e il cuore della Baixa, insieme ai turisti. O si opta piuttosto per una via più difficile, risalendo cauti tra i ciottoli scomposti e le macchine verso la Cattedrale Vecchia. In questo caso, quello che si fa è tagliare verso la piccola piazza che ospita la Tricana de Coimbra, la statua di donna che immobile osserva i locali bere vino rosso e chourizo durante le visite. Le salite stancano, e diventano obbligatorie le tappe, come quelle alla Tasca de Ermelinda, un piccolo locale dove si è accolti dal sapore di antichità, di oltre 40 anni di sopravvivenza nell’economia sempre in trasformazione della città.
I portoghesi compensano la mancanza della tradizione del classico aperitivo all’italiana con numerosi bocconcini di cibo, come le favolose polpette al baccalà, i pasticci di carne di frango (pollo) o di maiale, accompagnate solitamente da birre locali, ambrate e bionde.
È un locale che porta con sé un vento di storie, in cui soffermarsi a parlare con chi ci lavora, come Henrique, dona dei momenti di profonda lucidità sulla vita quotidiana su questo pezzo di terra vista Atlantico, su un modo di vivere che fa della lentezza un suo pro, e non un suo contro.
Ci si prende il tempo, a Coimbra, di farsi due passi, di fermare il bus per parare con l’autista e chiedere indicazioni, di perdersi se necessario tra i vicoli attendendo pazienti di ritrovare la strada.
Particolarità, sempre vicino la Tricana si nasconde un posto, il A Leste, dove servono un particolare tipo di dolce alla cannella, quello che in Repubblica Ceca definiremmo come Tredlnik. Un impasto semplice, che va riempito – e se siete golosi, lo si può fare con la nutella. Fa sorridere trovare così distante questa particolarità che, di solito, si può gustare solo nell’Europa dell’Est e a cui sono legate storie che appartengono a un altro pezzo.
Lasciandosi alle spalle i dolci, si comincia la scalata verso la Cattedrale Vecchia – Se Velha –, uno dei grandi monumenti di Coimbra. Non è maestosa nelle dimensioni, ma è maestosa nella sua bellezza unica. Perla di grande valore, in architettura romanica, che è adornato non solo di colorati vetri e dipinti, ma anche da un chiostro di rara bellezza e calma, immerso nel verde, circondato dalle mura ingiallite.
Per i fan di Harry Potter, noterete anche una certa somiglianza tra questo chiostro e il cortile interno di Hogwarts. Dopotutto, è l’Universidade e la città che hanno fatto da ispirazione alla madre di Harry Potter per la saga stessa (così affermano gli abitanti, e lungi da me contraddirli).
E questo si nota quando, lasciandosi alle spalle la cattedrale, ci si perde verso il cuore del polo centrale dell’Universidade. Calmo di domenica, ogni altro giorno è pieno di studenti che, chi con le famose toghe e mantelle color nero, chi in abiti casual, popolano l’antico edificio centrale del rettorato, sede del Museo Universitario e della Torre.
Vicini, si celano la Cattedrale Nuova – barocca, secolo XVI – e il Museo del Machado de Castro, sede del Tesoro di Coimbra, delle rovine romane, di statue e di un ristorante che offre la vista della città vecchia, di opere che mostrano le forme più alte dell’artigianato portoghesi.
Giunti in cima, quello che si fa è scendere piano dall’altro lato, per finire nel grande Orto Botanico di Coimbra, un parco di dimensioni cospicue che ospita letteralmente una foresta di bambù, un giardino sensoriale dove giocare con i fiori – e anche masticarli, toccarli, odorarli – e alberi di rara bellezza provenienti dai più diversi angoli del pianeta.
Una mistica energia che ha dato vita al Rinascimento
Si potrebbe nella realtà continuare a parlare di cosa fare in una domenica di sole a Coimbra, ma forse aveva ragione Saramago nel suo “Viaggio in Portogallo”, nel parlare di questa città come di un piccolo fuoco da cui si irradia qualcosa, qualcosa che ha dato vita al Rinascimento, alla sua università, alle sue piccole follie, agli azulejos belli e colorati che adornano palazzi e cappelle. Una sorta di mistica energia che, ora nella forma di frastornanti Erasmus, ora in quelli di più tranquilli dottorandi, si perde tra le vie della città.
Conta poco quello che si fa a Coimbra in una sola domenica. Conta di più l’insieme delle piccole avventure che compongo, proprio come gli azulejos incastonati nella Se Velha, una storia peculiare, particolare, intima, personale, che si perde nel tempo e fossilizza nella memoria, consegnando Coimbra ad amare memorie, ricche della portoghese saudade, ma sempre terribilmente affascinanti.
Davide
Beneventano trapiantato a Roma abbastanza da aver perso l’accento e preso una nuova cadenza. Dottorando, ha trovato una ottima scusa per viaggiare in conferenze e seminari. Appassionato di qualsiasi cosa sia fuori l’ordinaria, ha scelto il Portogallo come ultima delle sue mete, in attesa di scoprire come sia Buenos Aires fuori dai racconti di Hugo Pratt. Si rivede in Pessoa, ma in fondo è un Soares che non è stato abbastanza Reis.